CONSULENZA LEGALE
Diritto civile e penale, per tutte le donne discriminate.
Se sei stata vittima di discriminazioni sul lavoro o di qualsiasi tipo di violenza, mettiamo a tua disposizione una consulenza legale gratuita. Durante il colloquio online o telefonico, le nostre esperte ti spiegheranno quali sono i tuoi diritti ed eventualmente come agire in sede giudiziaria, indirizzandoti verso un legale che possa assisterti. Ti ricordiamo inoltre che, se dovessi avere i requisiti, hai diritto al gratuito patrocinio presso qualsiasi legale abilitato.
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Mettiamo a tua disposizione una consulenza legale gratuita, nel corso della quale le nostre esperte ti spiegheranno quali siano i tuoi diritti e come puoi procedere.
Abusi e violenze
Puoi agire in sede civile o costituirti parte civile in un processo penale al fine di chiedere il risarcimento per i danni che hai subito.
Se deciderai poi di procedere in sede giudiziale, potresti avere diritto al gratuito patrocinio, ossia a non pagare le spese legali (né l’avvocato, né altre spese processuali), se il reddito annuo del tuo nucleo familiare nell’anno scorso è stato inferiore a 11.493,82 euro.
In alcuni casi, come per esempio se sei vittima di reati come violenza domestica, stalking, revenge porn, ecc., l’unico reddito che conta è il tuo personale.
Chiunque diffonda senza il tuo consenso immagini o video espliciti che ti ritraggono, è punibile con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da 5.000 a 15.000 euro. È importante notare che non solo chi sottrae e mette in rete per primo questi materiali è perseguibile per legge, ma anche di li diffonde, condividendoli.
Chiunque ti abbia costretta a compiere o subire atti sessuali, con violenza, minaccia o con abuso di autorità, è punito con la reclusione da 6 a 12 anni. Non occorre che il fatto sia violento: se non hai dato il tuo consenso per qualsiasi cosa riguardi la tua sessualità, hai subito violenza sessuale.
Se sei stata picchiata, anche senza gravi conseguenze, puoi denunciare il tuo aggressore, che potrà essere recluso fino a 6 mesi. Anche se sei stata picchiata una sola volta e non ti sembra sia grave, non lasciar perdere: tutela te stessa e sporgi querela.
Se sei stata picchiata ed hai subito delle lesioni, con conseguenze fisiche o psichiche gravi o permanenti, chi ti ha aggredito è punibile con la reclusione da 6 mesi a 3 anni.
Se qualcuno segue i tuoi spostamenti, ti riempie di messaggi, telefonate, email, ecc., creandoti uno stato di angoscia e facendoti temere per la tua incolumità, puoi denunciarlo per stalking, punibile con la reclusione da 6 mesi a 5 anni.
Diritto del lavoro
Il comportamento discriminatorio o ritorsivo del datore di lavoro in ambito lavorativo spesso si nasconde in gesti e comportamenti apparentemente ordinari: rifiuto di ferie, permessi, aspettativa, congedi; mancata consegna di dispositivi di sicurezza; obbligo solo per le donne di indossare divise strette e scomode e scarpe con i tacchi; retribuzioni inferiori; lavoro nero; obbligo di sottoscrivere conciliazioni.
Se hai dubbi e non sai cosa fare, scrivici. Mettiamo a tua disposizione una consulenza legale gratuita, nel corso della quale le nostre esperte ti spiegheranno quali siano i tuoi diritti e come puoi procedere.
Se sul luogo di lavoro subisci vessazioni da parte di colleghi o superiori:
- Ti emarginano o isolano.
- Ti criticano continuamente a prescindere dal tuo operato.
- Diffondono maldicenze sul tuo conto.
- Ti assegnano compiti appartenenti a livelli inferiori.
- Screditano la tua persona o il tuo lavoro.
- Cercano di compromettere la tua immagine o la tua professionalità davanti a colleghi, clienti o a terzi.
Se a causa di tali comportamenti stai sempre male (es. ansia depressivo-reattiva all’ambiente di lavoro), non ce la fai più e credi che l’unica soluzione sia dare le dimissioni.
Questi atteggiamenti persecutori sono illegittimi e hai il diritto di chiedere al Giudice del Lavoro, anche con un provvedimento di urgenza, di farli cessare immediatamente e di ottenere il risarcimento dei danni che stai subendo.
Se sul luogo di lavoro stai subendo o hai subito un’unica azione discriminatoria, illecita e lesiva, dal tuo capo o da un collega, i cui effetti negativi stiano durando nel tempo:
- Ti hanno isolato fisicamente e collocato in una stanza in fondo al corridoio.
- Ti impediscono di relazionarti con i colleghi, con i tuoi figli.
- Ti hanno tolto internet, il computer, il telefono fisso e ti accusano contestualmente di non far bene il tuo lavoro, di essere meno produttiva degli altri.
- Ti hanno obbligato ad un trasferimento disagevole.
- Ti costringono a svolgere incarichi minori ed umilianti rispetto alla tua preparazione professionale o al tuo ruolo.
- ti affidano carichi di lavoro insostenibile al fine di farti fallire o di non farti raggiungere gli obiettivi
- ti stanno mettendo nelle condizioni di non partecipare ad un concorso interno per non farti fare carriera o per favorire qualcun altro
Se a causa di tali comportamenti stai sempre male (disturbi psicosomatici, disturbi dell’umore, disadattamento sociale e familiare, crisi d’identità), ricordati che non è colpa tua e che sei vittima di comportamenti illegittimi e puoi chiedere, anche con un provvedimento di urgenza, di far cessare immediatamente tali condotte ed ottenere il risarcimento dei danni subiti.
Se ti hanno licenziata perché hai superato il numero massimo di assenze per malattia previste dal contratto collettivo applicato, ma la malattia che ti ha costretta a casa è stata causata dal mobbing/bossing/straining che hai subito, allora il licenziamento è illegittimo e hai diritto al ripristino del rapporto ed al risarcimento del danno.
Se sei stata licenziata durante il periodo che va dall’inizio della gestazione fino al compimento di un anno di vita del bambino o nel periodo intercorrente dal giorno della richiesta delle pubblicazioni di matrimonio a un anno dopo la celebrazione stessa, il licenziamento è nullo e puoi chiedere di essere reintegrata nel posto di lavoro in precedenza occupato ed il pagamento di tutte le retribuzioni maturate dalla data del licenziamento sino all’effettiva reintegra.
Se sei stata licenziata e ritieni che i motivi del licenziamento siano falsi o strumentali, ricordati che per ottenere giustizia devi impugnare il licenziamento entro 60 giorni da quando ricevi la comunicazione del licenziamento.
Dalla ricezione della stessa hai 180 giorni per chiedere aiuto e far depositare dal tuo legale il ricorso in Tribunale. Prima di far trascorrere i suddetti termini e perdere il diritto ad impugnare il licenziamento, chiedici un consiglio.
Se il tuo rapporto di lavoro è cessato per dimissioni perché il tuo datore di lavoro ha utilizzato dei fogli in bianco che avevi firmato, sappi che le dimissioni comunicate al datore di lavoro per raccomandata o altro mezzo equipollente non sono più efficaci, pertanto, laddove il datore di lavoro avesse provveduto ad interrompere il rapporto di lavoro per presunte dimissioni, non comunicate quindi tramite il canale digitale, tale interruzione è inefficace, e puoi ottenere il ripristino del rapporto e il risarcimento del danno. Il riempimento di un foglio in bianco firmato potrebbe integrare anche un reato penale
Ogni lavoratrice ha diritto a percepire una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro prestato e ad essere inquadrata nel livello corrispondente alle mansioni per le quali è stata assunta o a quelle superiori eventualmente acquisite nel corso del rapporto. Le lavoratrici hanno, altresì, diritto, a parità di prestazioni lavorative, a percepire la stessa retribuzione di un uomo, non essendo ammissibili tali discriminazioni. Si può chiedere al Magistrato del Lavoro il riconoscimento formale del livello di inquadramento spettante nonché il pagamento delle differenze retributive maturate e il risarcimento dei danni subiti.
Se hai firmato o risulti formalmente inquadrata con un contratto di lavoro diverso da quello subordinato (ad es. contratto libero professionale, autonomo con partita iva) ma di fatto sei obbligata a rispettare un orario di lavoro fisso, ricevi sempre la stessa retribuzione mensile, non puoi assentarti liberamente dal lavoro e devi sempre rispettare gli ordini del capo, allora il tuo rapporto di lavoro è di natura subordinata e hai diritto al relativo formale inquadramento nonché al pagamento delle differenze retributive e contributive maturate.
Se hai svolto o svolgi lavoro supplementare o straordinario per il tuo datore di lavoro hai diritto a percepire la giusta retribuzione per le ore di lavoro in più prestate anche se non calcolate in busta paga. Laddove tu le svolga con frequenza costante e ripetuta nel tempo, hai diritto all’inclusione del compenso maggiorato percepito per il lavoro supplementare o straordinario svolto nella base di calcolo del TFR.
Diritto di famiglia
Il diritto di famiglia riguarda tutti gli aspetti del matrimonio o della convivenza, sia per quanto riguarda la validità del rapporto, sia per quanto riguarda le modalità ed i tempi di scioglimento del matrimonio o della convivenza. Al diritto di famiglia, inoltre, si fa riferimento anche per quanto riguarda la gestione, l’affidamento e gli aspetti economici legati ai figli, sia nati in costanza di matrimonio, sia nati da coppie conviventi ma non sposate.
Volontà di uno dei coniugi o conviventi o di entrambi, di chiedere la separazione o il divorzio o la cessazione della convivenza;
Richiesta di uno dei coniugi o conviventi o di entrambi di un contributo economico all’altro coniuge o convivente, a seconda delle situazioni lavorative o familiari;
- Richiesta di affidamento dei figli e gestione delle visite da parte dell’altro genitore.
- Richiesta di affidamento esclusivo dei figli da parte di un genitore.
- Richiesta di intervento del Tribunale in caso di violazione da parte di uno dei genitori degli obblighi previsti a favore dell’altro o dei figli.
- Provvedimento riguardo ai figli: si chiede al Tribunale di regolare le questioni di mantenimento dei figli, e di stabilire le modalità di affidamento condiviso (che è la regola prevista per legge) o di affidamento esclusivo ad uno dei genitori, quando ci siano particolari circostanze a carico di uno dei genitori.
Celebrazione del matrimonio e aspetti giuridici riguardanti i diritti e i doveri dei coniugi e verso i figli; in questi casi ci si occupa della validità del rapporto per come è stato originato, delle eventuali violazioni dei doveri di assistenza morale e materiale tra i coniugi, dei doveri di collaborazione e convivenza, del dovere di mantenere, educare e istruire i figli minori;
scioglimento del matrimonio: riguarda tutti gli aspetti legati alla fine della vita matrimoniale, quali le richieste economiche di mantenimento del coniuge e dei figli, il diritto di visita, il diritto agli alimenti;
Regolazione di rapporti in caso di cessazione nelle coppie di fatto e/o conviventi: si possono regolare tramite provvedimento del Giudice anche i diritti dei conviventi, il mantenimento del convivente; il mantenimento e affidamento dei figli nati fuori dal matrimonio, che sono parificati, per legge, ai figli nati all’interno del matrimonio;
Accertamento e dichiarazione di paternità o maternità; riconoscimento e disconoscimento dei figli. In questi casi, si chiede pronuncia del Giudice riguardo all’accertamento delle origini paterne e materne dei figli, oppure si chiede di disconoscere il genitore quando ricorrano particolari situazioni.
Ordine di protezione contro gli abusi familiari e questioni penali: nel caso in cui uno dei genitori (o entrambi) commettano atti che violano i loro doveri nei confronti dei figli, oppure non si prendano cura dei figli sia per quanto riguarda il mantenimento, che per quanto riguarda i doveri di assistenza morale, di educazione o di istruzione. In questo caso il Tribunale può emettere provvedimento di richiamo o di allontanamento verso il genitore “colpevole”. Il Giudice penale, poi, può stabilire una condanna per il genitore che non versa il mantenimento al figlio, salvo casi in cui vengano commessi reati più gravi.
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