Lei è Ruth Bader Ginsburg, la giudice dei diritti delle donne
Nata nel 1933 in una famiglia di immigrati ebrei, studiò legge ad Harvard, quando avevano appena iniziato ad ammettere anche le donne, lei fu una delle prime 9 su 500 colleghi maschi.
Fu a lungo impossibilitata ad esercitare come avvocato perché nessuno voleva assumere una donna.
Iniziò quindi ad insegnare un corso universitario su “genere e legge”, diventando una pioniera del femminismo.
Fece domanda per diventare Cancelliere della Corte Suprema, aveva studiato nelle migliori università del Paese, ma in quanto donna, era stata rifiutata.
Arrivò in tribunale dopo più di 15 anni dalla laurea, nei primi anni 70, e vinse la sua prima causa di discriminazione sessuale.
Inviò un saggio alla Corte Suprema, con lo scopo di sovvertire per la prima volta una legge statale basata sulla discriminazione di genere, arrivando poi a chiedere che venisse equiparata a quella razziale.
Ha dedicato tutta la sua vita nella cause sociali più complesse, difendendo i diritti delle donne, ma anche di tutti coloro che sono stati discriminati o avevano meno: ha difeso l’aborto, la parità salariale, la gratuità della pillola, i matrimoni omosessuali, l’immigrazione e l’assistenza sanitaria pubblica.
“Le donne appartengono in tutti quei posti dove si prendono le decisioni” diceva, e così è diventata la seconda donna, dopo Sandra Day O’Connor, e una tra solo 4 donne, a entrare nella Corte Suprema degli Stati Uniti, nel 1993. In un organo da sempre dominato dagli uomini, ha detto: “Dovrebbero esserci nove donne” e i membri sono, per l’appunto, nove.
“Io dissento”, diceva sempre, per opporsi a certe decisioni della Corte Suprema. La sua voce la faceva sentire a tutti ed è così che è riuscita a cambiare il mondo.
“Notorious RBG”, la famigerata RBG, è stata soprannominata. Una delle poche persone ad aver avuto il privilegio di essere conosciuta con le iniziali, come era successo a JFK, il presidente John Fitzgerald Kennedy.
Lei era un’icona femminista: il suo volto è stampato su borse e t-shirt, i suoi colletti ricamati sulla toga nera facevano tendenza, le bambine si vestono come lei per Halloween e le studentesse universitarie si disegnano il suo volto sull’unghia dell’anulare sinistro. È stata inserita tra le 100 donne più potenti al mondo da Forbes, le hanno dedicato un fumetto, un film e un documentario che ha vinto l’oscar. Ogni sua uscita pubblica era accolta da standing ovation.
“Non chiedo favori per il mio sesso, chiedo solo che smettano di calpestarci”: dichiarò in tribunale, e diventò il suo motto per tutta la vita.
Ha combattuto per anni contro il cancro, ma non ha mai rinunciato ad un’udienza in tribunale, fino all’ultimo giorno ha continuato a battersi per i diritti civili.
Se n’è andata ieri notte, a 87 anni, lasciando un immenso vuoto, ma allo stesso tempo un’eredità straordinaria: ha contribuito a creare una civiltà migliore per tutti.
Ruth Bader Ginsburg, una donna coraggiosa, rivoluzionaria, che ha saputo tener testa ai dettami patriarcali, è stata una guerriera per l’uguaglianza di genere, cambiando la società e migliorando la vita non solo di milioni di donne americane, ma ispirando principi di parità e giustizia in tutto il mondo.
Ruth Bader Ginsburg: l’influencer che vorrei.
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