L'imprenditrice etiope Agitu Gudeta è stata uccisa da un suo dipendente
Agitu era una donna solare, intraprendente e di buon cuore. Nella sua terra natia, l’Etiopia, si era impegnata contro l’accaparramento delle terre da parte di multinazionali straniere che cacciavano i contadini del luogo. Per questa sua lotta, ricevette pesanti minacce da parte del governo e fu costretta a fuggire.
Arrivò in Italia, a Frassilongo (Trento), con un grande sogno: salvare le capre in via d’estinzione di quei luoghi, la razza Mochena e aprire un’azienda tutta sua, etica e biologica.
Per anni fece la barista, per racimolare i soldi che le servivano, finché riuscì a recuperare undici ettari di terre abbandonate, 80 capre e creare la sua produzione di latte, formaggi, yogurt, tutto rigorosamente biologico, aprendo finalmente l’azienda dei suoi sogni: “La capra felice”.
I suoi prodotti erano talmente di qualità che, nel 2015, Agitu e i suoi formaggi rappresentarono la sua regione all’Expo di Milano.
Amava le sue capre, ormai arrivate a 180 esemplari, viveva in simbiosi con loro e faceva di tutto per loro, tanto da dormire in auto per difenderle dagli orsi.
Ma lei faceva molto di più di questo: amava la sua comunità e, nonostante avesse ricevuto minacce e un’aggressione a sfondo razziale, era pronta a condividere la sua passione per le capre coi suoi concittadini, così insegnava ai giovani trentini l’antico mestiere del casaro.
Inoltre, era sempre pronta ad aiutare gli immigranti africani, proprio come lei, accogliendoli e dando loro un lavoro e la possibilità di integrarsi, per costruirsi una nuova vita.
Simbolo di integrazione, non solo la sua, ma anche degli immigrati che aiutava, aveva scritto appena qualche giorno fa sulla sua pagina Facebook: “Buon Natale a te che vieni dal sud, buon Natale a te che vieni dal nord, buon Natale a te che vieni dal mare, buon Natale per una nuova visione e consapevolezza nei nostri cuori”.
Un cuore davvero grande il suo, domani, il giorno di Capodanno, Agitu avrebbe compiuto 43 anni, ma il suo sorriso e la sua forza d’animo sono stati spezzati dalla furia omicida di un suo dipendente.
È stata presa a martellate in testa ieri sera e, quando era in fin di vita, è stata violentata dall’uomo, Adams Suleimani, 32 anni, originario del Ghana. Un uomo che lei aveva aiutato, aprendogli la sua porta e offrendogli un lavoro. Ma lui l’ha ripagata massacrandola e infierendo sul suo corpo, quasi esanime, stuprandola.
Un’uccisione efferata, lo sfregio della violenza sessuale, una fine atroce per questa grande donna dallo spirito forte e dal sorriso contagioso.
Ihaveavoice si impegna tutti i giorni nella lotta contro le violenze e le disparità di genere, per creare un mondo migliore.
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