In "Processo per stupro", il primo processo ripreso dal vivo dalle telecamere Rai L'arringa dell'avvocata Tina Lagostena Bassi.
Questa arringa è dell’avvocata Tina Lagostena Bassi e avveniva nel 1979.
“Ed allora io mi chiedo, perché se invece che quattro oggetti d’oro, l’oggetto del reato è una donna in carne ed ossa, perché ci si permette di fare un processo alla ragazza?
E questa è una prassi costante: il processo alla donna, la vera imputata è la donna.
E scusatemi la franchezza, se si fa così, è solidarietà maschilista, perché solo se la donna viene trasformata in un’imputata, solo così si ottiene che non si facciano denunce per violenza carnale.
Io non voglio parlare di Fiorella, secondo me è umiliare una donna venire qui a dire “non è una putt@n@”.
Una donna ha il diritto di essere quello che vuole, senza bisogno di difensori.
E io non sono il difensore della donna Fiorella, io sono l’accusatore di un certo modo di fare processi per violenza, ed è una cosa diversa”.
In “Processo per stupro”, il primo processo ripreso dal vivo dalle telecamere Rai, nel tribunale di Latina, la giovane vittima di stupro doveva essere difesa non solo dagli stupratori, ma anche dai loro legali che volevano dimostrare presunti “atteggiamenti sconvenienti” o una “colpevole passività” della ragazza, che avrebbero attenuato, se non addirittura giustificato, la violenza.
Tina Lagostena Bassi, la prima a pronunciare la parola ‘stupro’ durante un processo:
Questo accadeva 41 anni fa, quando una donna stuprata doveva difendersi lei dalle accuse di essere “una poco di buono”. Purtroppo, nonostante le battaglie portate avanti dalla magistrale Tina Lagostena Bassi, ancora oggi si sentono colpevolizzare le donne: “Perché sei andata a quella festa? Perchè hai bevuto?” e le interviste e i commenti sul caso degli stupri di Genovese lo dimostrano.
Ieri qualcuno mi ha detto: “Quelle ragazze sono andate alle feste di Genovese perché volevano portarselo a letto, perché ricco”.
Sì, può essere, e credo anche che qualcuna di loro abbia ammesso di essere andata nella sua stanza consenziente. Voler fare sesso con una persona, però, non significa voler essere seviziate e torturate. Ognuno ha un suo limite e se io accetto di andare a letto con qualcuno, ma non voglio subire determinate pratiche, mi oppongo e l’altro mi obbliga con violenza a subire, quello È uno stupro. Non importa che io sia andata a casa sua, non importa che io abbia voluto andarci a letto, per qualsiasi motivo, l’unica cosa che importa è che quando io ho detto no, a qualsiasi cosa, lui mi abbia comunque costretto a subire.
Tina Lagostena Bassi fu la prima a pronunciare la parola ‘stupro’ durante un processo, denunciando la drammaticità di questa vergognosa discriminazione. Lei ha difeso le donne nelle cause di violenze più atroci, restituendo loro dignità e facendo il primo passo per il cambiamento di come venivano svolti i processi.
A lei, l’avvocata delle donne, abbiamo dedicato una tazza, per ricordarci sempre che “una donna ha il diritto di essere quello che vuole, senza bisogno di difensori” (clicca sulla foto per averla!)
E ci auguriamo che il fondamentale messaggio che lei ci ha dato oltre 40 anni fa, venga capito da tutti: le vittime di violenza non hanno colpe e non si devono difendere.
Per vedere la sua arringa clicca QUI
Ihaveavoice si impegna tutti i giorni nella lotta contro le violenze e le disparità di genere, per creare un mondo migliore.
Sostienici con una donazione, anche la più piccola può fare la differenza!