La pericolosità degli incel: la storia del californiano Elliot Roger
Lui è Elliot, ventiduenne californiano, figlio del secondo regista della famosa serie Hunger Games, possessore di un’auto costosa e di abiti firmati, che ha addirittura partecipato alla premiazione degli Oscar.
Non di certo un “brutto, povero, insignificante” ragazzo, ignorato dalle ragazze, che presumibilmente preferiscono uomini “belli, ricchi e di elevato status sociale”, perché lui sicuramente rappresentava tutto ciò.
Andava all’università di Santa Barbara, nel campus di Isla Vista (detta IV), dove io stessa ho studiato per un anno.
Quel campus universitario è famoso proprio per la vita estremamente libertina: feste e studenti ubriachi 7 giorni su 7, sesso totalmente senza freni, tanto che si dice che anche i senzatetto abbiano sesso con le conigliette di playboy (studentesse che posano per playboy per mantenersi gli studi), poiché loro sono talmente ubriache che fanno sesso con chiunque e dovunque, anche per strada o nei giardini all’aperto davanti a tutti.
Io ci ho studiato, ho visto per un anno coi miei occhi queste scene e, al di là del giudizio morale che non è lo scopo di questo post, vi assicuro che a IV il sesso è la cosa più facile da avere, basta uscire per strada e prima o poi arriva qualcuno, uomo o donna, a provarci per farlo.
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Perché vi racconto questa storia?
Perché questo ragazzo, Elliot Rodger, nonostante fosse un ragazzo ricco e bello, si considerava un incel, ossia celibe involontario. Seguiva i siti e i forum di incel, dove questi celibi involontari (aderenti alle teorie RedPill e LMS – ne abbiamo parlato QUA) istigano l’odio verso le donne, ritenute colpevoli della mancanza di relazioni sessuali e sentimentali degli incel.
Elliot credeva che le donne non lo volessero perché lo ritenevano inferiore agli altri uomini.
Le definiva “Tr*ie fatte e finite”, dicendo: “Le donne andrebbero internate nei lager a morire di fame… In questi otto anni, da quando sono diventato adolescente, ho dovuto sopportare una vita di solitudine, rifiuto e desideri insoddisfatti. Tutto perché le ragazze non sono mai state attratte da me. Le ragazze danno affetto, sesso e amore ad altri uomini. Ma non a me. Ho 22 anni, e sono vergine.”
Le odiava e voleva vendicarsi: “Punirò tutte le donne che mi hanno privato del sesso. Siete come gli animali. Siete animali e vi macellerò come gli animali”.
Aveva 3 pistole e oltre 400 proiettili e scrisse un manifesto di 107.000 parole intitolato “My Twisted World” (Il mio mondo contorto), che inviò al suo psichiatra e ai suoi genitori e, inoltre, pubblicò un video su YouTube dove dichiarò i suoi intenti.
Il 23 Maggio 2014 decide di uccidere i suoi coinquilini perché voleva trasformare la sua casa in una sala di torture per le donne.
Poi uscì di casa verso una sorority (residenza universitaria femminile) per fare una strage di donne: uccise 6 persone e ne ferì 14, prima di togliersi la vita.
Si credeva una vittima delle donne, perché pensava di essere rifiutato da loro.
Ma no, non veniva rifiutato perché le ragazze sono superficiali, come sostengono gli incel.
La colpa era sua e solo sua.
Lui non era in grado di avere un rapporto normale con le donne perché totalmente instabile e disturbato.
In America hanno chiuso le pagine incel perché destabilizzano la psiche degli uomini, rendendoli odiatori di donne, che, nei casi peggiori, potrebbero sfociare in stupratori ed assassini.
In Italia ci sono diverse pagine social e siti dichiaratamente incel e altri pseudo “attivisti degli uomini” che portano avanti idee legate alla filosofia RedPill, come la vittimizzazione degli uomini, che giustificano la loro violenza dovuta al rifiuto delle donne.
Queste pagine sono pericolose, non solo per le donne, ma anche per gli uomini, poiché li portano ad essere paranoici e rovinano completamente la loro capacità di relazionarsi. Le abbiamo già segnalate diverse volte, ed è ora che vengano rimosse anche in Italia, non possiamo aspettare che ci sia una strage anche qui, come abbiamo rischiato con il 22enne Andrea Cavalleri, di cui abbiamo parlato QUA.
E soprattutto basta dare la colpa alle donne: è ora che gli uomini si prendano la responsabilità delle loro azioni, come collettività, collaborando con il femminismo e la società al fine di smantellare la cultura maschilista in cui siamo immersi.
Ihaveavoice si impegna tutti i giorni nella lotta contro le violenze e le disparità di genere, per creare un mondo migliore.
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