Irena Sandler: una donna coraggiosa cui abbiamo dedicato il giorno della memoria
Lei è Irena e ha salvato 2500 bambini ebrei.
Irena era polacca, di famiglia cattolica, durante la seconda guerra mondiale lavorava come assistente sociale, grazie a ciò ottenne un permesso speciale per entrare nel ghetto dove erano segregati gli ebrei per constatare il loro stato di salute.
Iniziò fin da subito ad aiutare la comunità ebraica, introducendo tra le mura generi alimentari, medicine e capi di vestiario.
Ma sentiva di dover fare molto di più: organizzò una rete di soccorso divenne e una delle principali attiviste dell’organizzazione segreta Żegota, per aiutare gli ebrei.
Lei gestiva le operazioni di salvataggio dei bambini ebrei del ghetto: con l’aiuto degli altri membri dell’organizzazione, infermieri, assistenti sociali e idraulici, nascondeva i più piccoli nelle cassette degli attrezzi, nelle ceste e negli zaini; chiudevano i più grandi in sacchi di juta facendoli passare per morti di tifo, li occultavano nelle ambulanze e li guidavano tra i varchi delle mura o attraverso le reti fognarie cittadine fuori dal ghetto.
Una volta liberati, Irena procurava ai bambini documenti falsi, attribuiva loro nomi e cognomi cristiani e li affidava agli orfanotrofi, ai conventi cattolici e alle famiglie residenti nelle campagne polacche.
“Quelli che più avevano bisogno di aiuto erano i bambini. Così dovevo aiutare. Non è stato un atto eroico, ma solo un semplice e naturale bisogno del cuore”, disse.
Trascriveva i veri nomi dei bambini salvati accanto ai loro nomi falsi, e seppelliva gli elenchi dentro bottiglie e vasetti sotto un albero del suo giardino, nella speranza di poterli restituire alle loro famiglie d’origine a guerra finita.
Quando la Polonia fu libera dall’occupazione tedesca, gli elenchi coi nomi vennero consegnati a un comitato ebraico, che riuscì a rintracciare circa 2.000 bambini, sfortunatamente quasi tutte le loro famiglie erano state sterminate nei lager nazisti.
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Nel 1943 Irena fu arrestata e torturata dalla Gestapo, le vennero fratturate le gambe, tanto che rimase inferma a vita, ma non rivelò mai il suo segreto.
Fu condannata a morte ma, all’ultimo momento, Żegota riuscì corrompere i soldati tedeschi che avrebbero dovuto condurla all’esecuzione, convincendoli a scrivere il suo nome tra i prigionieri già giustiziati e a lasciarla andare.
Da quel momento, Irena fu obbligata vivere in clandestinità, con il falso nome di Klara Dabrowska.
La sua storia venne tenuta nascosta per 60 anni dal partito comunista polacco che la considerava una sovversiva, ma quando il mondo venne a conoscenza del suo operato, Irena ricevette diverse onorificenze, tra cui anche la candidatura al Premio Nobel per la pace nel 2007 e la proclamazione a Eroe Nazionale in Polonia. Per questo riconoscimento Irena dichiarò: «Ogni bambino salvato con il mio aiuto è la giustificazione della mia esistenza su questa terra, e non un titolo di gloria.»
Irena morì nel 2008 all’età di 98 anni, con un unico rammarico: “Il mio fallimento maggiore è stato quello di non aver fatto di più, di non essere riuscita a salvare più bambini. Avrei potuto fare di più, questo rimpianto non mi lascia mai.”
A questa donna straordinaria vogliamo dedicare il Giorno della Memoria delle vittime dell’Olocausto:
Irena Sandler, una donna coraggiosa e dal cuore immenso che mise a repentaglio la sua stessa vita per salvare altre vite dall’orrore nazista: l’influencer che vorrei.
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