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molestie in chat e mascolinità tossica

Molestie in chat: un fenomeno con radici culturali maschiliste e misogine.

Molestie in chat e foto di membri maschili non richieste.

Ecco qualche esempio in una chat inviataci da una nostra lettrice.

 

“Se sei acida prendi un po’ di c@zz*”

 

“Sei un cess*”

 

“Mettilo in bocca e s#cchi@”

 

“Con mezze donne come te ne faccio tre senza toglierlo”

 

“Chissà in quanti ti usano tipo clinex usa e getta”

 

Insulti su insulti, seguiti poi dall’immancabile foto del pene.

 

Tutto questo perché?

 

Per opinioni differenti su come gestire i gatti.

 

Da sottolineare che non esistono motivazioni per giustificare questo schifo, ma tanto più banale è la ragione che scatena questa aggressione verbale, tanto più si qualifica la bassezza morale e lo squallore di questo comportamento.

Molestie in chat: l’ostentazione della virilità attraverso l’immagine del pene

Questa chat è l’emblema della mascolinità tossica più disgustosa con cui probabilmente ogni donna ha avuto a che fare almeno una volta nella propria vita, spesso solo per aver rifiutato, magari anche educatamente le avance di un uomo o, semplicemente, per avere una opinione diversa.

Abbiamo tutto: molestia sessuale, slut shaming, body shaming, ostentazione della propria mascolinità attraverso l’immagine del proprio membro.

Tra l’altro, diciamolo chiaramente, tutto questo è dovuto alla convinzione di molti uomini di essere superdotati, con la conseguenza che noi donne dobbiamo portare loro rispetto per la misura del loro pene.

Questa è la base della presunta “supremazia” dell’uomo, anche quando le misure sono normalissime e non c’è proprio niente da vantarsi.

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Molestie in chat: la cultura fallocentrica del patriarcato

 

Alla base di questi comportamenti molesti vi è:

 

  1. la convinzione che il pene maschile in generale sia una cosa da venerare. No, non lo è. È una parte del corpo come tutte le altre. Motivo per cui, le donne, non avendolo, sono ritenute inferiori rispetto all’uomo.
  2. l’egocentrismo di pensare che il proprio pene sia qualcosa di speciale, la tipica gara a chi ce l’ha più grande. Basta questa idea a giustificare ogni comportamento, anche quelli più aggressivi e squallidi.

Ho il pene? Sono superiore a chi non ce l’ha.

 

Ho il pene grande (anche se magari è normale)? Sono il dio supremo ed ho il potere di vita e di morte su di chi non ce l’ha o ce l’ha più piccolo.

 

Queste sono le radici su cui si fonda il patriarcato. Questa è l’idea malata è che deve essere assolutamente estirpata.

 

Bisogna eliminare per sempre il concetto che avere il pene sia una forma di potere e di superiorità.

 

Perché non solo non lo è, anzi, chiunque ne sia convinto dimostra chiaramente una inferiorità intellettiva, culturale ed emotiva, potenzialmente pericolosa.

 

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