Il mondo dello sport ha un problema con la maternità.
Incinta? Allora ti citiamo per danni.
Incredibile ma vero: è la storia di Lara Lugli, una pallavolista citata in giudizio perché incinta.
Il fatto è accaduto a Pordenone: la squadra per cui giocava Lara Lugli ha citato per danni la propria pallavolista in quanto, udite udite, “ha taciuto l’intenzione di avere figli”
Lara Lugli: la pallavolista citata in giudizio perché incinta
Non solo non le è stato pagato lo stipendio, ma è stata anche citata per danni, per una gravidanza che si è poi interrotta a causa di un aborto spontaneo, dimostrando la totale mancanza di empatia in una situazione così intima e difficile per lei.
«I nostri contratti sono così, quando firmi incroci le dita: sai quante volte finisci l’anno e ti mancano un paio di mensilità?E cosa fai, se vuoi giocare anche la stagione successiva?Taci per quieto vivere.Mi hanno scritto in tante: incinte, sono state lasciate a casa.Ma adesso basta.Spero che il mio esempio le sproni a chiedere ciò di cui hanno diritto».
Sono queste le parole di Lara Lugli, citata in giudizio dal Volley Pordenone con la sola colpa di essere incinta.
La risposta della squadra alla pallavolista citata in giudizio perché incinta
«Felici per l’avvenimento famigliare però da contratto era prevista l’immediata cessazione in caso di gravidanza.Avremmo potuto esercitare le penali e non l’abbiamo fatto, ma ci siamo sentiti traditi dall’atleta e ci siamo difesi.»
La morale è: se sei una sportiva, una lavoratrice, potrai essere citata in giudizio se rimani incinta.
Lo dice il tuo contratto!
Lavoro e maternità: una corsa ad ostacoli
Ebbene, la cosa più sconvolgente è che questi contratti siano considerati legali, andando contro il diritto sacrosanto di ogni donna di diventare madre.
Ancor più in un Paese come l’Italia con natalità bassissima, per cui naturalmente sono incolpate le donne.
Perché certo, se abbiamo figli ci licenziano, non ci tutelano, non abbiamo aiuti dallo Stato, ma se non li facciamo è colpa nostra perché siamo egoiste.
È ora di dire basta: nel mondo dello sport, e in generale nel mondo del lavoro, la maternità deve essere tutelata.
>> Avevamo parlato proprio di questo nella piéce teatrale del nostro evento dell’8 marzo, guardatela QUA.
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