la ragazza ha confessato di aver gettato il figlio dalla finestra dopo il parto.
Una ragazza 17enne rimane incinta, non ha il coraggio di dirlo alla famiglia, porta avanti la gravidanza da sola, nascondendola per 9 mesi, senza mai farsi visitare da un medico.
Partorisce da sola, rischiando la propria vita, taglia il cordone ombelicale da sola e, ancora sanguinante, lancia il bimbo a cui ha appena dato la vita giù dalla finestra.
Troveranno il corpicino esanime in strada, col cranio fracassato.
Una tragedia immane che ci deve costringere a pensare.
Immaginiamo la vergogna e la paura del giudizio dei familiari e della gente che la additano come una poco di buono per aver fatto sesso in giovane età, senza un compagno stabile.
Immaginiamo il senso di impotenza e di sopraffazione di una cosa più grande di lei, come la responsabilità di un’altra vita, quando lei stessa non è in grado di essere pienamente responsabile della sua.
Immaginiamo la solitudine e il senso di abbandono per un uomo che l’ha messa incinta, disinteressato a prendere le giuste precauzioni, per un egoistico piacere, e poi se n’è lavato le mani.
Immaginiamo la disperazione che l’ha accompagnata per 9 mesi che l’ha poi portata a compiere un gesto del genere.
Questa ragazzina ha la responsabilità di aver ucciso una vita, certo, ma ce l’ha anche lo Stato e la società che non insegna a scuola educazione sessuale, che non spiega l’importanza dei contraccettivi.
Una società che giudica una donna che fa sesso, etichettandola come una poco di buono, calpestandone la dignità e sottraendole la libertà.
Una società che stigmatizza ancora l’aborto, nonostante sia legale da oltre 42 anni, che lo rende difficile a causa dei numerosi obiettori negli ospedali, che lo condanna moralmente con il Papa che definisce sicari i medici abortisti e i parroci che lo dichiarano peggiore della pedofilia.
Una società che umilia e colpevolizza le donne, mettendo i loro nomi nelle croci dei feti abortiti.
Una società che scarica tutto sulle donne, dove i padri sono liberi di divertirsi e poi sparire.
Ecco, la responsabilità di questa tragedia non è solo di questa 17enne disperata, ma è della società intera.
Lei, oltre ad una probabile condanna per omicidio, rimarrà per sempre con un trauma emotivo enorme per quello che è accaduto. Il tutto si sarebbe potuto evitare con un’educazione sessuale appropriata, con una mentalità più aperta da parte della famiglia e della società che magari avrebbero potuta aiutarla a portare avanti la gravidanza senza giudizi, oppure con una semplice pillola del giorno dopo o un aborto in ospedale.
Ecco perché il diritto all’aborto è sacrosanto, così come l’educazione sessuale e l’eliminazione di tutti i giudizi sulla vita sessuale delle donne, ed ecco perché chi continua a negare queste cose è responsabile di ciò che è successo a questa ragazzina e della morte di quel bambino.
ATTENZIONE: è evidente che il gesto sia gravissimo e debba essere condannato. Ciò non significa che non si possa cercare di capire cosa abbia portato una ragazzina a fare un tale gesto disperato.
E’ evidente che ci siano grossi problemi sotto. Pare anche che abbia problemi psichici e viene da pensare che avesse una famiglia disfunzionale per essere arrivata a tanto.
Questo non significa non condannare il gesto terribile, ma capire cosa lo abbia portato in modo da intervenire nella società favorendo un modello educativo che prevenga queste situazioni ed eliminando eventuali problemi per possano invece averle come conseguenza.
Ihaveavoice si impegna tutti i giorni nella lotta contro le violenze e le disparità di genere, per creare un mondo migliore.
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