la direttrice d'orchestra a sanremo: "chiamatemi direttore".
Direttrice: femminile di direttore. Sessismo a Sanremo da parte di una donna.
E così, in un intervento che dimostra un’estrema ignoranza della lingua italiana, si dà anche uno schiaffo alle lotte femministe di secoli, che hanno permesso a donne come lei di poter studiare, lavorare, ed arrivare su quel palco, dove ha dato il peggior messaggio che potesse dare.
“Io sono un direttore d’orchestra, non una direttrice d’orchestra. Quello che conta per me è il talento e la preparazione con cui si svolge un determinato lavoro, nel mio caso la mia professione ha un determinato nome ed è direttore d’orchestra.”
Queste sono le parole vergognose di Beatrice Venezi, DIRETTRICE d’orchestra, pronunciate sul palco dell’Ariston durante la premiazione del vincitore delle Nuove Proposte, davanti a milioni di telespettatori in una nazione che è già altamente maschilista.
Una professione non ha più valore se declinata al maschile: donne prigioniere di stereotipi maschilisti.
Cara Beatrice, al di là dello 0 in pagella per la grammatica italiana, questa penosa affermazione, cosa significa esattamente?
A meno che tu non sia confusa sul tuo genere di appartenenza, che mi pare sia femminile, perché non vuoi declinare la tua professione in accordanza col tuo genere, come richiede da sempre la grammatica italiana?
Pensi davvero che un lavoro per essere considerato prestigioso deve essere solo ed esclusivamente al maschile perché appena viene declinato al femminile perde di valore?
Ti rendi conto della gravità di quello che stai dicendo?
Ti rendi conto o no che una donna vale esattamente quanto un uomo ed ha tutto il diritto che la sua professione venga riconosciuta e presentata relativamente al suo genere di appartenenza come prevede la grammatica italiana?
Prendere le distanze dal declinare i generi non è questione di “carattere” o di “sicurezza in sé” come ho visto tristemente commentare da qualcuno, ma significa essere prigioniere di stereotipi maschilisti che continuano ad essere perpetrati anche a causa di persone come te.
Siamo noi donne per prime a dover pretendere di essere riconosciute sia per i nostri meriti, sia in quanto donne.
E se questo non lo capisci, chiediti il perché.
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