Per la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle donne: l’evento “Emergere Donna” – Arte e Musica dal Passato al Presente.
Il 25 Novembre 2021, in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, presentiamo a Padova la nostra Mostra di Arte Contemporanea e Concerto di Musica Classica, dal titolo: “EMERGEnzaRE DONNA”.
Agire contro la Violenza sulle Donne
Ci sono oltre 137 donne uccise ogni giorno nel mondo da un membro della famiglia, solitamente il fidanzato, compagno o marito (Dato: UNWomen) e con circa 1 femminicidio ogni 3 giorni solo in Italia. La violenza contro le donne è quindi un’emergenza che deve essere affrontata con il massimo impegno, partendo dalla massima sensibilizzazione su ogni fronte, per poi agire anche nel concreto attraverso il miglioramento delle leggi e l’azione delle associazioni come la nostra.
L’evento Emergere Donna
Analizzando la parola “emergenza”, si scopre che deriva dal latino ēmergĕre, un’etimologia che assume un significato tutt’altro che negativo: venire a galla, ma anche innalzarsi, sorgere, mettersi in luce, porsi al di sopra di ciò che ci circonda.
Ecco, quindi, un evento dedicato alle donne che emergono, nella storia fino ai giorni nostri, per cambiare la percezione delle donne, per un futuro più luminoso per tutte, libero dalla violenza maschile.
Nel suggestivo monumento del 1528 di Porta San Giovanni, si intrecciano le opere delle artiste emergenti dell’Accademia delle Belle Arti di Venezia e la musica suonata da studentesse del Conservatorio, della compositrice settecentesca Maddalena Laura Sirmen, una delle tante artiste il cui genio è rimasto all’ombra solo per il fatto di essere donna.
LA MOSTRA D’ARTE DELLE ARTISTE EMERGENTI
Alice Biondin
Alice Biondin, nata a Gorizia nel 1986, dopo la Maturità Artistica presso l’Istituto d’Arte G. Sello di Udine, si laurea in Tecniche di Incisione e Grafica d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Vive e lavora a Torino, come artista figurativa, tessile e incisore, utilizzando anche tecniche di collage. Indaga la differenza, lo squilibrio, la mancanza o la sovrabbondanza corporea. Ha partecipato a diverse mostre collettive, tra cui Paratissima ed esposizioni personali a Udine e Torino.
ALLA LUCE RITORNO
Un percorso preciso, dall’oscurità alla luce.
“Alla luce ritorno” rappresenta la vita di una donna che subisce la violenza: l’esistenza fra il prima, doloroso e massacrante, e il dopo, un’ illuminata rinascita.
Si narra l’oscurità in cui vivono le vittime: parole pesanti come macigni che soffocano ogni tentativo di respiro e di fuga, fino ad arrivare a pianti, abusi, ferite, tagli, schiaffi, pugni, cicatrici, sanguinamenti.
Questo dolore ad un certo punto di interrompe, in un momento di passaggio, di cambiamento e di svolta. Arriva quindi la forza di dire basta, di reagire, di confessare e di aprirsi. C’è la forza di chiedere aiuto.
In ultimo, la luce ritrovata. La candela che si accende nuovamente, la speranza, il sostegno, la vita che si rinnova. Nuovi progetti accompagnati dai sorrisi, dalla gioia, dalla leggerezza. E soprattutto, la ritrovata felicità di vivere.
Opera a tecnica mista, costituita da collage, cuciture (a mano e a macchina) e vari inserti.
Beatrice Pescarolo
Beatrice Pescarolo, nata a Padova nel 1998, ha frequentato il Liceo Artistico Pietro Selvatico, per poi iscriversi al corso di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Elemento essenziale della sua ricerca visiva e della sua scelta stilistica è cogliere i soggetti nella loro sfera quotidiana rendendoli un “frame mnemonico”.
Due conoscenti, Nodi, ecc.
Attimi di gioia, divertimento e spensieratezza.
Momenti e ricordi personali si intrecciano e rappresentano una visione realistica e non stereotipata della figura femminile: l’attenzione è rivolta direttamente alle persone, alla dinamicità dei loro corpi e alle emozioni che traspaiono dai loro volti.
È qui che la donna emerge nella sua essenza più sublime: quando si scrolla di dosso ogni oppressione e finalmente è libera di essere se stessa e gioire.
Una visione senza tempo, che fonda le sue radici nella memoria.
La ricerca artistica è volta a conferire all’opera sensazioni e percezioni legate ad eventi familiari, qualcosa di già vissuto. L’uso monocromatico del bianco e del nero risalta le immagini, dando maggior contrasto alle figure e conferendo allo stesso tempo l’aspetto di un evento remoto. Si dà vita a un ricordo, pur lasciando spazio alla contemporaneità delle emozioni.
Erica Garbin & Valeria Degli Agostini
Erica Garbin, nata ad Udine nel 1983, si diploma all’Istituto d’Arte “G. Sello”, dove apprende le tecniche di grafica, stampa d’arte e fotografia. Si perfeziona in scenografia e costume presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e consegue poi il diploma allo IED (Istituto Europeo di Design di Torino). Attualmente segue un corso biennale all’Accademia di Belle Arti di Venezia. I suoi lavori, esposti in numerose collettive, sono un impegno sia artistico che sociale, denunciando lo scandalo del corpo sfruttato.
Valeria Degli Agostini, nata nel 1989 a Padova, consegue la maturità artistica al liceo A. Modigliani e sperimenta la tecnica di animazione tradizionale. Si laurea in Arti Visive e dello Spettacolo allo IUAV di Venezia e si dedica all’animazione 3D. Vince il videoconcorso Pasinetti 2015, con il corto animato in CGI e Stop motion “La Perla sotto i solchi dei Giganti”, presentato alla sezione veneta della Mostra del Cinema di Venezia. Si iscrive poi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove sperimenta approcci di unione tra arti tradizionali e nuovi media. Realizza contenuti video per installazioni immersive e multimediali.
SENZA TITOLO – ANIMAZIONE
Mutamento continuo: abbattersi, risollevarsi.
L’opera affronta il tema della violenza sulle donna in modo delicato, attraverso un meccanismo semplice ma significativo.
Un’installazione multimediale fa da frame a questa esperienza multisensoriale. L’animazione interattiva rappresenta la vita della donna in continuo cambiamento, il susseguirsi di momenti difficili e da cui riesce sempre a risollevarsi.
Il soggetto dell’animazione è una ragazzina che inesorabilmente si rannicchia su se stessa, per poi rialzarsi, acquisendo forza e sicurezza. Il corpo diventa più definito, stabile, pieno di forza. Per poi quasi dissolversi, in macchie che ne trafiggono la forma in modo frenetico.
Nell’opera si utilizza il tessuto di tulle, presente in momenti specifici e significativi della vita della donna, richiama, infatti, l’idea del velo dell’abito da sposa.
Il video viene proiettato dentro ad una cornice verticale posta all’interno della stanza, in modo frontale, cosicché quando lo spettatore si avvicina, vede la propria ombra entrare all’interno dell’immagine, incombendo sull’animazione della ragazzina.
I fruitori vengono quindi inglobati nell’opera e ne costituiscono un elemento fondamentale: l’immagine della ragazzina oscurata dall’ombra richiama lo spettro della violenza sulle donne.
GINEVRA SCIALPI
Ginevra Scialpi, classe 1995, di origini miste fra Lazio, Veneto e Puglia, si è laureata in Nuove Tecnologie per le Arti presso l’Accademia di Venezia, lavorando contestualmente per fotografi di rilievo e con varie commissioni di comunicazione. Si specializza nella fotografia e nella grafica cercando sempre di mantenere la sua poliedricità artistica con musica, video e teatro.
HANDS
Le mani, le relazioni, la vita.
Un video narrativo che osserva il nascere, lo sviluppo e il drammatico risvolto di una storia amorosa.La narrativa utilizzata è cruda, sottraendo tutti gli elementi più espressivi della storia si crea angoscia, dando forza alla messaggio. Assente la parola, il volto, il colore.
Le mani sono il soggetto principale, esse raccontano in modo ancora più diretto e il crearsi e il distruggersi dei rapporti umani. Un susseguirsi di momenti di vita quotidiani che incalzano via via, passando dallo sbocciare dell’amore di coppia, alla violenza, in un crescendo di tensione, dolore, dramma.
Lo sguardo dello spettatore ne rimane coinvolto, immedesimandosi in quelle mani. Un particolare tanto semplice, quanto potente. Il finale rimane espressamente aperto, per la libera interpretazione di chi guarda: riscatto e rinascita o un finale tragico?
ILARIA DAVANZO
Ilaria Davanzo, nata a Abano Terme nel 1995, studia al liceo artistico Giovanni Valle, indirizzo audiovisivo. Prosegue gli studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, prima in Pittura e poi in Grafica d’Arte, specializzandosi in tecniche di stampa e disegno. La sua ricerca artistica verte sull’analisi di strutture microscopiche dei tessuti ripresi da una branca della medicina, l’istologia umana, da cui successivamente elabora immagini.
Condizione, ecc.
L’imposizione sociale sulle donne.
Si analizza lo stato sociale delle donne riprendendo la struttura microscopica dei tessuti dell’organo che più di tutti ne è l’ emblema e che, da sempre, ha dettato il controllo della sua essenza: l’utero. Si trasforma e ridisegna questa struttura, accostando le immagini da essa ricavate a ritratti femminili. Le figure epiteliali ricavate accompagnano il soggetto delle opere per descrivere e sottolineare i limiti, le paure, le imposizioni subite dalle donne nella società.
“Condizione”: l’immagine istologica dell’utero accompagna un ritratto femminile corrucciato, che simboleggia l’incompleta libertà di scelta da parte delle donne sul proprio corpo. Una limitazione che permane ancora oggi, in molte parti del mondo, in cui le donne sono costrette a subire non solo il giudizio sociale, ma anche le decisioni dei legislatori.
“Stigma”: parte dell’istologia dell’utero viene associata ad un ritratto femminile, sottolineando come la società faccia ancora fatica ad accettare la piena libertà di una donna di esibire la propria sessualità, anche in questo caso, attraverso il giudizio sociale che schiaccia i suoi desideri.
“Velate”: ritratti femminili giocano con una velatura a rete, nell’intento di nascondere parte di sé per paura e per senso di inadeguatezza. Il corpo della donna e la sua immagine sono sempre al centro del giudizio sociale che norma ogni suo aspetto, stabilendo canoni innaturali, impossibili da ottenere. Questo porta a dismorfia corporea, insicurezza, fino ad arrivare a vergogna e disprezzo per la propria immagine.
Marila Scartozzi
Marila Scartozzi, nata a San Benedetto del Tronto nel 1999, dopo una formazione classica si è iscritta all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Ha partecipato ad esposizioni collettive nelle Marche, a Genova, a Vicenza e a Venezia, città dove attualmente vive e lavora. Ha partecipato, tra le altre, alla mostra ”Sogno e Viaggio” presso la D’E.M. Venice Art Gallery nel 2021, vincendone il concorso.
Dafne, etc.
La propria identità, momenti di solitudine e fragilità, innalzati a punti chiave dell’esistenza.
Si narra la condizione umana a partire da momenti ordinari. Le figure rappresentate sono pregne di rimandi alla mitologia classica, spesso sole, dalla gestualità ambigua, assorbite dal bianco della tela e colte in gesti di abbandono e raccoglimento.
L’essenzialità, il bianco come purezza e vuoto che genera ricchezza di possibilità, si combina ad un’attenta analisi del corpo, indagato negli aspetti meno patinati. L’inserimento di elementi onirici immerge la narrazione in una dimensione di ambiguità tra sogno ed incubo, melanconia e sensualità, morbidezza e immobilità. Il volto è spesso nascosto per generare ambiguità e mistero, lasciando riflettere sulla differenza che esiste tra corpi disuguali.
La tecnica corrisponde a tale narrazione contenutistica. La stratificazione di colori e forme, partendo dalla stesura di inchiostro molto diluito, costituisce la fase predominante del lavoro dell’artista. La casualità e il margine di errore del colore diluito diventa parte integrante del processo, generando maggiore mistero ed inquietudine e prolungando l’atto di osservazione dello spettatore alla ricerca della figura, nascosta e non immediatamente identificabile.
La rappresentazione del corpo femminile si pone come elemento essenziale del racconto. Il corpo è concepito come condensato di esperienze personali. Le fisicità naturali vengono rivalutate e messe in luce per la loro capacità di restituire allo spettatore una visione problematica di traumi universali che riguardano il vissuto femminile.
La rappresentazione dell’imperfezione, della cicatrice e del trauma risulta un mezzo potente per muoversi verso una maggiore emancipazione da stereotipi e oggettificazione femminile.
Maddalena (Madelena) Laura Sirmen (oppure Syrmen) nata Lombardini (Venezia, 9 dicembre 1745 – Venezia, 18 maggio 1818) è stata una compositrice, violinista, cantante lirica, clavicembalista e violoncellista italiana. Ha contribuito a traghettare le forme strumentali dal barocco al classicismo. In questo senso, sono interessanti esperimenti come l’alternanza di movimenti ritmici diversi all’interno del Rondò finale dei suoi trii e quartetti, che si presentano in gran parte costituiti da due movimenti. La sua produzione musicale spazia dai quartetti per archi ed i concerti per violino e orchestra a trii e sonate.
La storia della sua vita è altrettanto interessante: nata in una famiglia aristocratica caduta in miseria e nel 1753, all’età di otto anni iniziò i suoi studi presso uno degli orfanotrofi veneziani, l’Ospedale dei Mendicanti, dove Giuseppe Tartini notò il suo talento così come Ferdinando Bertoni. L’unico modo in cui la Sirmen riuscì a lasciare l’Ospedale fu però il matrimonio, imbarcandosi in un’unione di comodo con il violinista e compositore Lodovico Sirmen, che le permise di abbandonare l’orfanotrofio e proseguire con la sua carriera artistica. Riscosse poi numerosi consensi come violinista e come cantante, ma i suoi concerti furono poi accantonati giacchè la società dell’epoca riteneva demodé i brani di questa brillante compositrice. Nonostante il suo grandissimo talento, per il solo fatto di essere donna le è stata negata la visibilità che meritava, per questo noi di Ihaveavoice la riscopriremo durante l’evento “Emergere Donna.”
Si ringraziano le due talentuose violiniste del conservatorio Leyla Gobber e Giulia Mandro per la loro performance dal vivo.
Il ritratto della compositrice è stato realizzato da Ilaria Davanzo.
Si ringraziano tutte queste splendide Donne per aver sostenuto il nostro impegno, perché solo aiutandosi a vicenda le Donne possono veramente Emergere:
Elisa & Marylise di Elisemarie Cake Design
Emanuela della Gioielleria Capuzzo
Manuela dell’Associazione Le Donne del Vino
Silvia di Quota 101
Catia di Ca della Vigna
Con il Patrocinio della Commissione Pari Opportunità e del Comune di Padova, della Camera di Commercio e del Comitato per l’Imprenditoria Femminile di Padova e il Contributo della Regione Veneto.
Ihaveavoice si impegna tutti i giorni nella lotta contro le violenze e le disparità di genere, per creare un mondo migliore.
Sostienici con una donazione, anche la più piccola può fare la differenza!