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Sassuolo: Elisa Mulas e la sua intera famiglia sterminata

Strage a Sassuolo: femminicidio di Elisa Mulas e Simonetta Fontana per mano di Nabil Dahar.

 

Ancora due femminicidi a Sassuolo, in provincia di Modena. Nabil Dahar uccide l’intera famiglia, Elisa Mulas, l’ex, Simonetta Fontana, la madre, e i due figli.

Una famiglia intera sterminata.

Lei, Elisa Mulas, 42 anni.

Sua madre, Simonetta Fontana, 64 anni.

I suoi due figli, Ismaele e Sami, di 3 e 5 anni.

Una strage compiuta per mano di lui, Nabil Dahar, 38 anni, che poi si suicida.

In questa famiglia annientata, è sopravvissuta solo la terza figlia di Elisa, avuta da una precedente relazione, a scuola al momento del delitto, e il nonno ultranovantenne, che si trovava in casa ma allettato.

Si erano lasciati e lui la minacciava di morte.
Si era trasferita da circa un mese, insieme ai figli, a casa della madre, ma l’uomo poteva frequentare l’abitazione per vedere i bambini.

Nonostante le minacce, non risultano denunce presentate alla Polizia da parte della vittima.

Femminicidio di Elisa Mulas

 

Le denunce precedenti di Elisa Mulas.

Lei aveva già ricevuto minacce da un precedente compagno, il padre della primogenita, che aveva denunciato.

Venne condannato a 8 mesi per stalking in primo grado, il reato si è estinto per prescrizione prima della sentenza d’Appello.

La prescrizione, a causa del decorso un determinato periodo di tempo, fa estinguere il reato. Il giudice dovrà quindi prosciogliere l’imputato, risultando con un nulla di fatto.

Cosa vuol dire questo? Che la povera donna ha denunciato, subendo tutto lo stress, paura ansie, per anni, e probabilmente incorrendo ad elevati costi, per poi non vedersi riconoscere alcuna giustizia.

Perché Elisa non ha denunciato l’ultimo ex, nonostante le minacce, quindi?

Viene quasi da pensare che avesse perso la fiducia nella giustizia italiana, che temesse di perdere ancora tempo, denaro e dover affrontare un altra battaglia molto pesante anche a livello emotivo, per ritrovarsi con nulla di fatto.

Questo non lo possiamo sapere, è solo una supposizione. 

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PREVENIRE I FEMMINICIDI CON LE DENUNCE.

Io stessa ho provato a denunciare uomini che mi avevano messo le mani addosso, con tanto di testimoni oculari e reperti medici, senza aver poi ottenuto nulla. E dopo quell’esperienza, nonostante abbia subito altre molestie, non ho mai più denunciato.

E no, non intendo dire che non si debba denunciare, anzi. Ma bisogna sicuramente garantire che quando una donna denuncia, le pene vengano inflitte. La donna deve ricevere giustizia. E i procedimenti devono essere facilitati.

Non stupiamoci dunque se solo il 27% delle donne denuncia. Una vittima su tre è a reddito zero e spesso non sa cosa fare e quali siano i suoi diritti.

Ecco perché noi aiutiamo tutte le donne vittime di qualsiasi forma di violenza o abuso, attraverso la nostra consulenza legale e il nostro orientamento psicologico gratuiti.

Ma questo non basta.

La legge deve fare la sua parte. Chi manaccia, picchia, abusa, fa qualsiasi tipo di violenza sulle donne DEVE essere condannato. E le denunce devono essere prese seriamente e bisogna facilitare i procedimenti per le vittime.

Solo così, forse, le cose cambieranno.

 

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