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Calzedonia e stereotipi di bellezza: diciamo basta

Calzedonia e le campagne marketing che promuovono stereotipi di bellezza non inclusivi per le donne: la petizione per fermarli.

Ieri, dopo il post degli insulti sulla modella della Tampax, facendo una passeggiata nella mia città, ho notato numerosi, enormi, cartelloni pubblicitari di Calzedonia, una nota marca di costumi e intimo femminili.

 

Cartelloni all’apparenza “normali” perché ormai siamo abituati a vedere sempre le stesse immagini: donne giovani e magre.

 

Tuttavia queste immagini non sono “normali”, perché la vera normalità é ben diversa: ci sono donne di ogni età che vanno al mare, anche passata la “mirabolante” età di 25 anni (!) e anche con corpi diversi rispetto a quelli rappresentati.

Molti marchi hanno fatto un passo in avanti nelle loro pubblicità, rappresentando anche modelle di diverse taglie e soprattutto curvy.

 

Alcuni brand, invece, continuano a portare avanti questo stereotipo che rappresenta una piccolissima parte delle donne e che per raggiungerlo, spesso, ci si deve sacrificare con diete ferree e perenni e attività fisica intensa e incessante.

 

Inoltre, la rimozione totale delle donne che osano “invecchiare”, dall’immaginario comune di come dovrebbe essere una donna, è devastante. Se per diventare “magre”, per quanto difficile e impegnativo possa essere per alcune, esiste quasi sempre il modo, per restare “giovani” non c’è. Creme e lozioni, lo sappiamo bene, non funzionano, mentre il botox e la chirurgia, a parte i costi e l’invasività delle operazioni, spesso portano alla deformazione dei lineamenti, e comunque non bastano per fermare l’invecchiamento del corpo.

 

Cosa comporta questo?

Le donne con corporature diverse rispetto agli standard si sentono a disagio e spesso vengono anche insultate per il loro corpo. Inoltre, passata una certa età, le donne sono completamente ignorate, svalutate, private del loro senso di valore, per una cosa che è completamente naturale e normale: invecchiare.

Per gli uomini, nell’immaginario comune, l’avanzare dell’età fa spesso crescere il loro fascino, basti pensare a quante pubblicità con uomini dai capelli brizzolati o bianchi, dove le rughe non sono nascoste, mentre per le donne non è così.

 

Le donne a 40 o 50 anni vengono considerate solo se mantengono esattamente lo stesso aspetto che avevano da giovani, a forza di chirurgia, trattamenti estetici o altro.

 

Le uniche pubblicità dedicate a loro sono quelle per vendere lozioni anti-invecchiamento e ovviamente usano modelle con 15/25 anni in meno rispetto all’età dichiarata, per non parlare di photoshop e filtri vari per rimuovere le rughe.

 

Gli effetti di questo lavaggio del cervello sulle donne è terribile, genera insicurezza, vergogna, insoddisfazione di sé, fino ad odiare il proprio corpo o a rassegnarsi di non valere più.

 

Quante donne hanno rinunciato al mare per non mettersi in costume? Tante, troppe.

 

Sembra che se non sei magra, bella e giovane non hai diritto di esistere.

 

Per questo motivo chiediamo a gran voce un cambiamento di queste pubblicità: vogliamo messaggi inclusivi, per tutti i corpi e per tutte le età.

 

Vogliamo mandare una lettera a Calzedonia, proprietaria anche dei marchi Intimissimi e Tezenis, e chiedere loro di utilizzare una strategia di marketing che promuova il body positive.

 

In America marchi importanti come Calvin Klein lo stanno già facendo. In Italia lo fa anche Dove ed è ora che tutte le aziende inizino a prendersi la responsabilità dei loro messaggi pubblicitari e venga sradicata questa cultura di stereotipi estetici intransigenti ed escludenti che minano il benessere psico-fisico delle donne.

 

Il body shaming va fermato e per fermarlo bisogna estirpare le radici da cui nasce e prolifera: basta canoni estetici imposti.

PETIZIONE CALZEDONIA QUI

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