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La cellulite: cos’è davvero?

La cellulite è da sempre odiata dalle donne, ma perché? Cosa si nasconde sotto quei cuscinetti di grasso?

Sta arrivando l’estate e con essa il mare e la tanto temuta prova costume.

 

E c’è una cosa che preoccupa tutte le donne, anche le più magre: la cellulite.

 

Spesso anche con diete e sport, quei tanto odiati cuscinetti rimangono.

 

Allora che fare? Si comprano creme o fanghi che promettono miracoli, si bevono tisane o intrugli vari, si fanno massaggi o trattamenti assurdi, come la radiofrequenza (utilizzo di onde elettromagnetiche), la cavitazione (uso di ultra suoni), l’elettrolipolisi (uso di la corrente elettrica), la mesoterapia (iniezione di farmaci), la carbossiterapia (iniezione di anidride carbonica), la criolipolisi (congelamento del grasso), ed infine, quella più invasiva di tutti, la liposuzione (aspirazione del grasso).

Intervento di liposuzione

E cosa hanno in comune tutte queste cose? Sono costosissime e nella maggior parte dei casi non fanno assolutamente nulla.

 

Ma perché odiamo così tanto la cellulite? Cos’è veramente questo famigerato inestetismo che ci fa vergognare del nostro corpo?

 

Secondo la professoressa Rossella Ghigi, il termine “cellulite” comparve per la prima volta in Francia nel 1873, nella dodicesima edizione del Dizionario della Medicina, con un’accezione ben diversa da quella odierna: questa parola indicava semplicemente le cellule e i tessuti in stato di infiammazione o infezione. Nessun riferimento ad inestetismi, buccia d’arancia, grasso, ecc.

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Ma allora, da dove arriva la cellulite come la intendiamo oggi?

Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, in Francia l’industria della bellezza stava iniziando a crescere ad un ritmo vertiginoso: nel 1895 nacque il primo istituto di bellezza, seguito velocemente da molti altri.
 
La professoressa Holly Grout, studiosa di storia del corpo e di genere, sottolinea come l’aumento degli istituti di bellezza in Francia divenne esponenziale soprattutto dopo la Prima Guerra Mondiale, con un conseguente sviluppo di figure professionali nuove, in bilico tra il mondo della bellezza, della medicina e della scienza: estetiste, massaggiatrici, medici e chimici che iniziavano a creare quell’enorme e redditizio business conosciuto oggi come industria del benessere, un giro d’affari con cifre da capogiro, spese con il sogno di vederci più in forma, più in salute, più belle.
Prodotti per la cellulite

Durante la guerra, con gli uomini al fronte, le donne ebbero accesso ad ambiti che erano stati un’esclusiva maschile, come le università, il settore terziario, le fabbriche. In questo contesto, il ruolo femminile assunse una nuova importanza. Le forze commerciali portarono alla nascita del concetto moderno di femminilità, che prevedeva una donna libera dai vecchi vincoli sociali, visibile, ben integrata socialmente.

 

La maggiore presenza delle donne in tutti gli ambiti comportò anche un aumento della visibilità del corpo femminile, che cominciò a comparire sui media e a diventare appetibile per il marketing.

 

Fu proprio in questo momento che la parola “cellulite” ritornò in scena, in un articolo scritto dal Dottor Debec e pubblicato nel febbraio del 1933 sulla rivista “Votre Beautè” (“la vostra bellezza”). Ma stavolta il termine venne usato per indicare un misto di “acqua, residui, tossine e grasso”, che avrebbe formato una sorta di grasso diverso da quello “normale” e pressoché impossibile da eliminare.

 

Questo nuovo, terribile problema, secondo il Dottor Debec, sarebbe stato una prerogativa, udite udite, pressoché esclusivamente femminile.

 

Può sembrare incredibile, ma un semplice articolo su un mensile femminile cambiò completamente e per sempre la concezione della società di massa del grasso corporeo.

 

La cellulite, che mai prima era stata un problema (basti pensare ai quadri del ‘700 in cui le dame ne facevano bella mostra), divenne all’improvviso il nemico pubblico numero 1: le lettrici iniziarono a scrivere lettere alla rivista per avere delucidazioni su questa nuova malattia, per capire come curarsi.

 

Le Spa francesi, intuendo le potenzialità del nascente business della cellulite, iniziarono a proporre alle clienti soluzioni miracolose: massaggi, trattamenti, saponi speciali.

 

Ma quali sarebbero state le cause, secondo gli esperti?

Cominciarono a fioccare varie ipotesi: i vestiti stretti, l’eccessiva alimentazione, i problemi ormonali, le cinture inadatte. Tutte cose di cui dovevano preoccuparsi solo e sempre le donne. Gli uomini potevano continuare a dormire sonni sereni, mentre le mogli, le madri, le sorelle avevano trovato il modo di spendere i soldi extra che avevano finalmente e faticosamente iniziato a guadagnare.
 
Una delle cose più stupefacenti notate dalla professoressa Ghigi è il fatto che la cellulite, dalla sua nascita, sia “comparsa” in varie zone del corpo femminile, posizionandosi di volta in volta nella parte maggiormente messa in evidenza in un particolare periodo storico. Ecco quindi che, tra il 1937 e il 1939, con la moda degli scolli ampi e dei top alla marinara di Coco Chanel e del taglio di capelli bob, la cellulite arrivò a colpire perfino il collo di tutte le donne, in seguito ad un articolo sull’argomento pubblicato da “Marie Claire”.
 
La situazione precipitò ulteriormente con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale: in quegli anni la lipofobia, ossia la fobia del grasso, irruppe con tutta la sua forza nella società moderna, per restarci fino ai giorni nostri.
 
Un altro conflitto mondiale portò infatti le donne ad essere ancora più coinvolte nelle dinamiche del mondo del lavoro, permettendo loro di acquistare ulteriore indipendenza ed innescando una serie di meccanismi sociali che, secondo il sociologo Claude Fischler, cambiarono profondamente l’atteggiamento della società di massa nei confronti del cibo e dell’immagine del corpo.
 
E così la forma a clessidra, che era stata la più apprezzata ed ambita per secoli, al punto che le donne indossavano corsetti strettissimi per evidenziarla il più possibile, venne definitivamente soppiantata da un fisico più asciutto e magro, che doveva essere raggiunto con sacrifici non meno dolorosi: niente aiuti esterni come il corsetto, stavolta le donne dovevano iniziare a contare solo su loro stesse e sulla forza di volontà, per raggiungere il tanto agognato fisico snello e tonico.
 
Nacquero così le diete, con tutto il loro pesante contorno psicologico: una donna che riesce a dimagrire è forte perché riesce ad autoderminarsi ed è felice perché raggiunge un successo personale in completa autonomia.
 
Il grasso corporeo, un tempo simbolo di prosperità e di energia, da questo momento fu dipinto come un “inutile peso parassitario”.
 
Essere grassi cominciò ad essere considerato un vero e proprio fallimento personale, perché significava essere pigri, deboli e perfino immorali, e la cellulite era il marchio visibile di questo fallimento.
 
Il mito della cellulite, con le sue cause e le sue cure, si diffuse nella cultura di massa del mondo occidentale, dove sopravvive tuttora, nonostante le cause legali della Federal Trade Commission contro grandi case cosmetiche come L’Occitane, Wacoal, Rexall, QVC e Nivea, colpevoli di aver creato pubblicità ingannevoli per i propri trattamenti contro la cellulite.
 
D’altronde, come si può vendere onestamente una cura per una malattia che in realtà non esiste?
 

Ma allora, cos’è davvero la cellulite?

Sotto la pelle c’è uno strato di grasso, tenuto al suo posto da una “rete” di tessuti fibrosi. A volte, le cellule di grasso si ammassano e attraversano i buchi di questa rete, dando vita ai famosi cuscinetti.
 
Questo fenomeno, del tutto normale, riguarda una percentuale che oscilla tra l’80 e il 98% delle donne e anche una piccola percentuale di uomini.
 
E sapete perché ce l’hanno più le donne che gli uomini? Perché la natura ha voluto che fossero le donne ad avere il compito di portare a termine le gravidanze, quindi in caso di carestia, le donne devono avere più scorte di grassi immagazzinate.
 
Nessuna malattia, quindi, ma una condizione fisica perfettamente normale e sana, che è stata strumentalizzata per fare sentire le donne in colpa, sbagliate, inadeguate, brutte, per spillare loro soldi.
 
Care Donne, andiamo fiere della nostra cellulite, è solo segno che siamo sane e diciamo basta a queste continue pressioni per farci sentire sbagliate per buttare soldi in costosissime cose inutili!

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