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paolo massari: condannato per stupro non andrà in carcere

giornalista accusato di molestie e violenza sessuale da dieci donne.

Stupratore seriale: non va in carcere.

 

Paolo Massari, il giornalista Mediaset accusato da 10 donne di essere state violentato da lui, anche se probabilmente la lista non finisce là, non andrà in carcere.

 

Lui, uomo ricco e potente, attirava le vittime con scuse di lavoro o altro e poi si approfittava di loro, con violenza. Le vittime spesso giovani donne con scarsi mezzi, non avevano poi il coraggio di denunciare. La loro testimonianza è emersa solo a giugno, quando una compagna di classe di Massari, ora imprenditrice, ha subito la stessa violenza. 

 

Dopo una cena, infatti, lui l’ha invitata in casa e, appena dentro, l’ha scaraventata con forza sul divano e l’ha spogliata per approfittarsi di lei, nonostante il suo rifiuto. 

 

Lei è poi riuscita a scappare, ed è stata costretta a correre via nuda in mezzo alla strada, in centro a Milano, per chiedere aiuto.

 

Nel 2010, quando era assessore nella giunta Moratti, fu accusato per molestie sessuali anche da una diplomatica norvegese e da una dipendente del Comune, tuttavia non si sostanziarono in sede penale, ma lui si dimise dalla sua carica.

 

A livello legale, quindi, gli è stato imputato solo l’ultimo stupro, tutti gli altri no, perché per legge si può procedere solo per querela fatta entro 12 mesi, quindi le loro denunce non servono più a niente.

 

Gli inquirenti hanno definito il suo modus operandi “seriale” ma, nonostante ciò, ha patteggiato 2 anni di carcere, pena sospesa, e altrettanti anni di trattamento terapeutico, come prevede il Codice Rosso.

 

Cosa vuol dire questo? 

Che non va in carcere, ma farà delle comode sedute dal terapeuta una volta a settimana per un’ora, per due anni.

Avete letto bene. 

 

In base alla norma prevista dal “codice rosso”, codice nato in teoria per tutelare le donne dalle violenze, per i profili per cui sulla “pericolosità” prevale la “fragilità” psicologica del soggetto, è prevista la pena sospesa e il trattamento terapeutico di due anni

 

Quindi questo vuol dire che costui, uomo ricco e di potere, che ha violentato almeno una decina di donne, o forse più, definito dagli inquirenti “seriale”, è giudicato dal giudice “fragile”.

 

Povero piccolo, un altro uomo che violenta le donne per la sua fragilità psichica, perché triste, perché depresso, perché in difficoltà, immagino…

Poco importa se aveva una posizione di potere, sia politico che economico, figuriamoci, è una fragile anima che ha bisogno di comprensione.

 

Le donne stuprate, che vuoi che sia, mica sono fragili loro, giusto?

Sentenze di questo tipo non sono accettabili. Chi stupra una donna, le stupra tutte.

 

Ogni singola donna è meno sicura con un uomo così libero in circolazione. Non solo per lui, ma anche per tutti quegli uomini di potere come lui, che sanno benissimo che la faranno franca esattamente come lui, sempre che qualcuna abbia il coraggio di denunciare.

 

No, queste sentenze sono uno smacco per tutte le donne, e anche per gli uomini che rispettano le donne.

 

Non possiamo accettare sentenze del genere.

 

Chi violenta le donne deve andare in galera. Il trattamento terapeutico è più che legittimo, ma in carcere, non quando gli stupratori se ne vanno in giro a spasso.

Le pene devono sì essere rieducative, ma anche preventive.

 

Basta considerare gli uomini che violentano o ammazzano le donne “fragili”, “emotivamente provati”, “insicuri” o altro.

 

Gli uomini che violentano e ammazzano le donne sono uomini violenti e pericolosi. Tutti, nessuno escluso.

Ihaveavoice si impegna tutti i giorni nella lotta contro le violenze e le disparità di genere, per creare un mondo migliore.

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