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Parità di genere nel diritto alla genitorialità

Uguaglianza di genere: la Spagna in vetta per i diritti paritari.

Finalmente una buona notizia sul fronte dell’uguaglianza di genere in Spagna: da quest’anno i papà spagnoli possono usufruire di 16 settimane di congedo di paternità remunerato al 100% e non trasferibile, 6 delle quali obbligatorie.

La Spagna svetta così al primo posto in Europa in tema di parità di genere nel diritto alla genitorialità e si pone come traguardo di un percorso di riforma iniziato nel marzo del 2019.

Per la prima volta viene celebrato il diritto/dovere di entrambi i genitori di prendersi cura del neonato nella stessa misura, superando la convinzione culturale dell’indispensabilità della sola figura materna nelle prime settimane di vita del bambino.

La portata del provvedimento è enorme soprattutto se si pensa quanto ancora le donne vengano discriminate in ambito lavorativo per via dei giorni di permesso di cui usufruiscono in via esclusiva e al contempo di quanto sia auspicabile e necessaria la collaborazione di entrambi i neo-genitori successivamente alla nascita.

Certamente non basta una riforma circoscritta a superare il divario in termini di tempo di cura e di costi economici e sociali che le donne ancora sperimentano, con molta differenza tra nazione e nazione, in tutta Europa e non sono mancate anche delle perplessità sul provvedimento stesso.

È certo, però, che l’idea dietro alla riforma spagnola sia estremamente avanguardista soprattutto se si pensa che in Italia il congedo di paternità nella sua quota non trasferibile è stato solo recentemente esteso a 10 giorni complessivi e che anche nelle nazioni dove è previsto, ad esempio nei paesi nordici, non sia comunque mai, per un periodo così esteso, contemporaneamente non trasferibile e al 100% dello stipendio.

Senza mettere da parte le criticità, c’è da sperare che il caso della Spagna faccia da apripista per gli altri Paesi nel celebrare, superando per quanto possibile l’innegabile differenza biologica di ruolo nei momenti del parto e dell’allattamento, una più equa ripartizione delle responsabilità ma anche delle gioie che porta la nascita di un figlio.

Un segnale quindi positivo per chi vede nel provvedimento un passo avanti verso un’uguaglianza di genere sia nel mondo del lavoro che in ambito domestico, certamente da affiancare a riforme più organiche dei servizi di cura e a un più generale cambiamento culturale nella percezione dei ruoli di genere. 

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