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Adelina Sejdini, l’albanese che ha denunciato la tratta della prostituzione, si è tolta la vita

Adelina Sejdini, rapita dall’Albania per la tratta della prostituzione, si suicida.


L’albanese Adelina Sejdini, che, grazie alla sua denuncia fa arrestare i responsabili della schiavitù delle prostitute, viene abbandonata dallo Stato e si toglie la vita.

 

La storia di Adelina e la tratta della prostituzione.


Adelina non c’è più. Si è tolta la vita.

A 17 anni, mentre stava camminando vicino a casa sua, in Albania, le si è avvicinata una macchina, l’hanno caricata su di forza e l’hanno portata in un bunker.

L’hanno picchiata e violentata in gruppo. Non aveva mai avuto prima un rapporto con un uomo.

E’ arrivata in Italia in un gommone con un gruppo di ragazze. Era il 1996.

I suoi genitori non l’hanno più cercata, la sua fine veniva considerata un disonore.

Adelina andava a scuola ed era bravissima a nuotare, chissà, forse avrebbe avuto un futuro come nuotatrice professionista.

Ma quel futuro le è stato portato via dalla tratta della prostituzione che l’ha resa schiava e condannata a subire violenze, una dopo l’altra, tutti i giorni per quattro lunghissimi anni, finché non ha avuto il coraggio di dire basta e denunciare.

Erano una decina di ragazze, la più piccola aveva solo 14 anni. Hanno scoperto la sua vera età solo dopo la denuncia, perché i medici hanno esaminato le sue ossa e hanno capito che era ancora poco più di una bambina.

In quella casa c’erano delle donne che si occupavano esclusivamente di far abortire chi rimaneva incinta, utilizzando dei ferretti.

Il reato di riduzione in schiavitù è stato applicato in Italia per la prima volta quando Adelina si è ribellata, la sua denuncia fece partire l’operazione Acheronte dalla questura di Varese.
Furono denunciate 80 italiani, arrestati 40 persone albanesi e condannati dai 15 ai 20 anni di carcere.
Era sotto protezione durante il processo perché veniva minacciata di morte.

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Gli effetti della prostituzione

“La prostituzione non può mai essere un lavoro di autodeterminazione come la definiscono ultimamente molte persone. Io dico un forte no perché qui in Italia abbiamo più di 120,000 donne vittime della tratta, donne violentate, sequestrate, torturate, rapite, ingannate e drogate per creare dipendenza verso i loro sfruttatori.
Il cliente è complice della schiavitù di queste ragazze. Queste ragazzine stanno passando le pene dell’inferno. Se non portano soldi, lo sfruttatore le picchia e fanno del male alla sua famiglia. I guadagni della prostituzione vanno alla criminalità che compra armi, droga, altre ragazze.
Le conseguenze della prostituzione sono devastanti, mi hanno rovinato la vita.”
Ha dichiarato Adelina.

Adelina si è impegnata per il resto della sua vita ad aiutare le altre donne vittime della tratta della prostituzione.

Voleva che lo Stato offrisse un posto di lavoro a queste donne, utile per l’autonomia e per ricostruire la loro dignità, una casa con un affitto calmierato. Era il suo sogno di vincere al Superenalotto per creare il più grande centro di accoglienza per vittime di tratta, in cui avrebbe aperto una fabbrica tessile per far lavorare le ragazze.

Il terribile tumore al seno che ha colpito Adelina

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LA TRAGICA FINE DI ADELINA

Era invalida la 100% e riceveva un assegno mensile da 285 euro, ma negli ultimi tempi è stata abbandonata dallo Stato che non le ha mai riconosciuto la cittadinanza italiana, si era ritrovata senza casa e con un tumore al seno che la devastava.

Più volte Adelina aveva chiesto aiuto, si era persino data fuoco per avere attenzione.

Ma nessuno l’ha aiutata.

La lotta di Adelina per i suoi diritti.

Adelina Sejdini, a 47 anni, ha deciso di mettere fine alle sue sofferenze lanciandosi dal cavalcavia ferroviario di ponte Garibaldi, a Roma.

In questa storia straziante ci sono due colpevoli: la tratta della prostituzione e l’abbandono dello Stato.

Non facciamo morire la voce di Adelina una seconda volta: combattiamo il giro della prostituzione (leggi le possibili conseguenze negative QUA) e aiutiamo le vittime.

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